Gli Intercalari del Silenzio

Una silloge poetica di Pietro Pancamo

«Gli intercalari del silenzio» derivano questo loro titolo dalla strofa iniziale di una delle poesie poste ad apertura della raccolta, Filosofia, che recita così:

Parole e frasi sono gli intercalari del silenzio
che smette, ogni tanto,
di pronunciare il vuoto.

Allora qualche indizio di materia
deforma l’aria,
descrivendo le pause del nulla
prima che il silenzio
si richiuda.
(Le mani s’infrangono
contro un gesto incompiuto)

Ecco… Quando stiamo facendo un discorso e non sappiamo bene come continuarlo, spesso pronunciamo (magari senza rendercene conto) frasi particolari (ad esempio: “come dire”, “per l’appunto”, “ad ogni modo”) che ci aiutano a prendere tempo mentre, mentalmente, cerchiamo la parola giusta con cui proseguire. Queste frasi vengono chiamate “intercalari”. Ebbene, il titolo generale della raccolta ci rivela, in sostanza, che quando il silenzio non sa come continuare il suo discorso (cioè il vuoto, il nulla), prende tempo pronunciando la vita (o meglio i rumori, i suoni, le voci della vita).

E sono voci e rumori che invitano nuovamente ad un riflessivo silenzio, quelli che ci propone Pietro Pancamo, novelliere e poeta già autore dell’antologia in versi “Manto di Vita”, edita da LietoColle nel 2005: lungo le cinque sezioni in cui è divisa la presente plaquette, infatti, troviamo componimenti spesso molto brevi ma altrettanto incisivi, come il primissimo della raccolta, intitolato Aeroplano…

Se tento
di raggiungere il cielo
la distanza rimane invariata.
M’avvicino
soltanto alle nubi.

… o il terzo, Passi:

Gesti sinuosi
a intrecciare
il corpo di un uomo

mentre

danze attutite
risalgono il tempo
sfiorando i minuti
con un frullo di passi.

Sono versi che racchiudono in un breve torno di vocaboli immagini vivide, capaci di delinearsi nell’immediato nella mente del lettore: eppure, se si ritorna sulle parole, queste sembrano comunicare sempre qualcosa di nuovo, aprendosi alle molteplici interpretazioni che ogni brano poetico dovrebbe essere capace di sollecitare. E così, l’irraggiungibile cielo cui si avvicina l’aeroplano può diventare simbolo dell’inarrivabile perfezione cui gli uomini tendono, arrivando soltanto a sfiorare le nuvole: puntiamo traguardi impossibili, ma l’unico possibile approdo per la nostra volontà d’innalzarci sono quegli imperfetti sbuffi di vapore che stanno tra noi e l’azzurro.
Così, la sensualità di una danza si delinea leggera nel suo sfiorare il tempo che scorre, mentre i passi di cui si compone volteggiano liberi come agili ali…

Leggiamo insieme ancora un ultimo componimento, Frammento:

A tratti nel buio
la filigrana di stelle
configura
la mia rabbia pensosa:
amore o incertezza, incertezza e amore.

Un frammento di cielo notturno, solcato dalla luce delle costellazioni, balugina nella mente del lettore; un sentimento tormentato affiora nella quiete di questo panorama, forse per essere accolto e stemperato dalla sua placida, catartica calma… Nello stesso modo in cui, d’altronde, ogni emozione si consegna alla poesia e si purifica in essa, in quella stessa poesia che ancora oggi nasce e vive grazie al dolce potere che ha di tracciare e appagare gl’insondabili moti dell’anima.

Articolo steso in collaborazione con: Pietro Pancamo

Nata a Conegliano Veneto, da quando ha imparato a tenere una penna in mano adora riempire ogni pagina bianca con l'inchiostro dei pensieri; si è laureata in Lettere Moderne all'Università di Udine, concludendo la carriera accademica laureandosi in Editoria e Giornalismo all'Università di Verona. Dedica il tempo libero alla scrittura e alla fotografia.

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