Scandalo Cuties: sale su una ferita aperta

Quattro unidcenni che twerkano copiando da youtube sono qualcosa di immorale o un prodotto sano della nostra società?

Ho visto Cuties su Netflix prima che venisse messo all’indice e quello che state per leggere è un resoconto della vicenda che ha fatto perdere circa 9 milioni di dollari alla nota piattaforma streaming.

Le origini e la trama

La prima volta che Cuties è stato proiettato davanti a un pubblico è stata a gennaio 2020 in occasione del Sundance Film Festival negli Stati Uniti. Già allora la storia dell’undicenne Amy, ideata e messa in scena dalla regista franco-senegalese Maïmouna Doucouré, non aveva lasciato la platea del tutto indifferente. Non c’è bisogno di stupirsi: il film in questione non vuole in nessun modo presentarsi come facile.

La pellicola si apre con la famiglia di Amy, composta dalla madre e i due fratellini più piccoli, che si trasferisce in un grande complesso di appartamenti nella periferia parigina. Svolgono una vita abbastanza ordinaria, professano e praticano la religione mussulmana, frequentano membri della loro comunità senegalese e i bambini vanno regolarmente a scuola. Tuttavia emerge molto presto lo sconforto della madre, depressa e mentalmente assente, in attesa del ritorno del marito, partito per il Senegal con lo scopo di portare in Francia la sua futura seconda moglie. Questo disagio la porta a dare poche delle dovute attenzioni ai figli, affidando grandi responsabilità ad Amy che di fatto si occupa maldestramente a tempo pieno del fratellino minore.

In questa cornice Amy ci appare come una ragazzina semplice, spaesata e un po’ annoiata che fatica ad integrarsi a scuola, rimanendo poi affascinata da delle sue coetanee più allegre e disinibite che hanno formato un loro gruppo di ballo (le Mignonnes). Amy le osserva di nascosto provare le loro coreografie sotto un ponte diroccato e inizia a covare il desiderio di unirsi a loro, che infine si avvererà grazie alla sua vicina di casa Angelica, già parte del gruppo. Da questo punto in poi la situazione precipita: il ritmo delle vicende diventa fuori controllo e sarà proprio Amy a introdurre le altre compagne al twerking e alle pose provocanti – viste su youtube dopo aver rubato un cellulare – pensando che possano essere la loro mossa vincente in un concorso di ballo.

Il grande pubblico di Netflix

La natura controversa della storia era sicuramente stata colta, ma non aveva scandalizzato eccessivamente il pubblico del Sundance, composto da intellettuali ed esperti cinematografici.

“The sight of twerking preteen bodies is explicitly designed to shock mature audiences into a contemplation of today’s destruction of innocence” 

Tratto da un articolo di Fionnuala Halligan giornalista per lo Screen Daily, pubblicato subito dopo il Sundance FIlm Festival.

Molto diversa è stata l’accoglienza riservata al colosso dello streaming dai suoi clienti non appena iniziata la campagna di promozione pubblicitaria a settembre. È stata infatti proprio una locandina, ritenuta troppo esplicita e immorale, a far infuriare il popolo americano. Entro pochi giorni dal rilascio del film l’hashatg #CancelNetflix dominava le tendenze di Twitter a livello mondiale, incitando a cancellare il proprio account netflix per protesta, affinché Cuties venisse rimosso. Lo scandalo non ha tardato ad arrivare anche in Italia dove la questione è stata discussa sui social in termini diversi che negli Stati Uniti, principalmente da genitori preoccupati che la pellicola potesse turbare i figli.

La locandina pubblicitaria incriminata

Accuse e Difese

La prima accusa gravissima è che questo film iper-sessualizzando il corpo di delle minorenni, non solo commetta un grave errore, ma tenda anche a normalizzare l’utilizzo di materiale pedo-pornografico, diventando esso stesso parte della problematica che vorrebbe denunciare. Questa corrente di pensiero è quella che ha fatto infiammare gli USA dove affiancato a #CancelNetflix troviamo spesso #SaveOurChildren, in riferimento alla lotta contro un presunto traffico di minori.

La regista Maïmouna Doucouré da spiega che significato ha Cuties per lei

Il versante europeo invece è rimasto più scandalizzato dal fatto che le giovani attrici protagoniste – di anni 14 e non 11, nella vita reale – fossero state costrette ad esibirsi in balli non appropriati, prima nei provini e poi durante le riprese. In secondo luogo grande è stata la preoccupazione che la pellicola potesse spingere i giovani spettatori ad imitare le gesta delle Mignonnes, rendendo maggiormente difficili per i genitori i tentativi di contenimento davanti a social sempre più esibizionisti, come Tik Tok.

Davanti a questo grande polverone sono molte le riflessioni che si possono fare. Potrei dilungarmi sull’interpretazione ufficiale data dalla stessa creatrice di Cuties, tuttavia, credo sia più utile lasciare che il link di youtube parli da sé e procedere oltre.

Guardarsi allo specchio

Diversamente da molti youtubers americani, che sostengono di non essere riusciti a finire Cuties in quanto troppo scioccati, io, in qualità di umile ragazza di provincia, ho avuto lo stomaco necessario per guardarlo dall’inizio alla fine.

Sento fortemente il dovere di spezzare una lancia in favore di Maïmouna Doucouré e della sua opera, perché credo sia qualcosa di cui c’era bisogno in questo decennio. Se ci si pensa nessuno prima di lei aveva mai osato rappresentare così fedelmente la realtà dei nuovi pre-adolescenti, sempre più precoci, sempre più allo sbando, senza averne nessuna colpa.

Il tema centrale della storia di Amy è la totale assenza di consapevolezza

Le attenzioni e dialoghi che mancano da parte dei genitori coi propri figli su temi attuali e delicati – nel caso di specie la rappresentazione della figura femminile – hanno creato una visibile lacuna educativa nella Generazione Z. La gravità degli atteggiamenti delle Mignonnes, che ci tengo a precisare non vengono in nessun modo glorificati, non sta tanto in quello che fanno, ma in come lo fanno: senza consapevolezza, senza autodeterminazione ed emulando dei comportamenti di cui chiaramente non conoscono il significato. Ci sono varie scene in cui questa dinamica emerge comicamente in cui vediamo il gruppetto esprimere idee confuse sul sesso o tentare di abbordare dei ragazzi fingendosi più grandi.

Ora, a seconda di chi guarda, l’occhio dello spettatore può essere più o meno malizioso, ma forse dovrebbe accettare che in questo caso la sala del cinema non è altro che lo specchio del salotto di casa. Se un film così attinente al reale scandalizza, la soluzione probabilmente non è censurarlo ma dare molte più attenzioni ai nostri giovani.

Per approfondimenti consiglio il seguente articolo del The New Yorker

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Studentessa di Giurisprudenza che mangia Pop Culture a colazione e ve la racconta nel tempo libero. Trovo sempre il pelo nell'uovo ma non per questo disprezzo la frittata. Metà ironica, metà malinconica. Da grande voglio fare la Mara Maionchi. (@jadesjumbo)

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