Cronache di un’interrogazione di storia

Estratti parodici di basso livello per dare una forma letteraria all’ansia da prestazione.

Proemio – La valeriana

Cantami, o Diva, di quante camomille
Degli infusi funesti che assunse
notte e dì lei, molte le erbacce dell’orto
Che rovinose falliron prima e poi
Ma di tisane e baccelli orrido pasto
Pur non abbandonò (così in farmacia
L’affarone s’adempia), quando
Interrogata giunse un po’ meno tesa
Col re de’ rovi e le sue meraviglie

Starring:

La nostra eroina, il cui animo omnis diviso est in partes duae (De Bello Gallico, piommeno), lacerata tra la sete di gloria e il sacro timore del peccato di hybris (la celebre caghettam latina).

Il nemico, temuto ed imbattuto, un professorone savio ed agguerrito la cui arma letale è sputare insulti contro le povere vittime in uno strano linguaggio parlato in Gallia Cisalpina, definito “piemontèis” dagli storiografi del tempo.

La Valeriana presa la sera prima dello scontro (<3)

Il giudice super partes, che come un oracolo pare conoscere già le sorti del duello, una figura avvolta da un’aura di senile saggezza il cui nome è papà Fabrizio (ci tiene a precisare che nell’animo è ancora un puer/animale delle feste alla Domus Aurea).

Lo scontro

Nessuno sa cosa sia effettivamente successo in quell’uggioso, roboante 26 di gennaio. Qualcuno sostiene che l’eroina, per sfuggire all’ira funesta che infiniti addusse lutti agli allievi, si nascose – rimanendovi incastrata – nel ripiano più basso dell’armadio, da cui ottenne un’ipercifosi dorsale e una doppia visita pagata con speciale promo 2×1 del fisiatra e del falegname. Si dice che quest’ultimo, un adone nerboruto e michelangiolesco, sia stato bloccato nel corridoio dall’occhio magnetico di una bidella focosa, e che la nostra prode sia pertanto rimasta in quella posizione così a lungo da acquisire la flessibilità per poter dapprima leccarsi il gomito ed in seguito il poplite. La dea Atena, colpita dallo stoicismo della fanciulla, decise di elevarla a semidea e convertì il suo nome in “Flexa”, protettrice dell’elasticità muscolare, da cui oggi derivano alcune parole ricorrenti nel nostro lessico, quali flesso, genuflesso, circonflesso, amphlesso e Flixbus. C’è poi un’altra corrente di pensiero più gettonata dai rivoluzionari amanti del sangue (bolscevichi, guerriglieri, spartachisti e terrapiattisti), che in un turbine di sinestesie ed iperbati – poiché anche la retorica vuole la sua parte – narra per filo e per segno lo scontro titanico tra l’agnello ed il leone, a confronto del quale il duello tra Achille ed Ettore non è che una vicenducola per fanciulle facilmente impressionabili. Quale sia stato l’esito dell’estenuante lotta, non ci è dato saperlo. Vecchi saggi di paese affermano con vigore che lei abbia avuto la meglio, trafiggendo il nemico a colpi di Triplice alleanza e Molotov-Ribbentrop, terminando il tutto con una spaccata in aria, un triplo avvitamento e un cicchetto di Amaro del Capo preso seduta sul corpo dell’avversario morente. Una volta una strana guaritrice raccontò che fu il male-posto-dietro-la-cattedra a martoriare il corpo immacolato della giovane, urlando sortilegi letali come “ossignur”, “piciu” e “boia fauss”. I peggiori – aggiunse la donna rabbrividendo – dilaniarono animo e corpo della sfidante in una cruenta immagine che molti anni dopo ispirò l’inventore del Groviera.
Di tanto furore e pathos non ci rimane nulla, se non un piccolo dettaglio di inestimabile valore. Un grido colto da qualche aedo o rapsodo, trascritto nelle sue memoriae e giunto fino a noi, inspiegato ed irrisolto, su cui ancora si versano fiumi di inchiostro (e sul quale la multinazionale Bic ha investito gran parte del suo capitale).
Una criptica sentenza firmata papà Fabrizio che ancora riempie i vuoti corridoi scolastici color vomito, rigonfia dell’ambiguità del latinorum (anche detto romanesco): “Ncacàrcazzo, che tanto poi pigli 8”.


Immagine di copertina: Siora Photography – Unsplash

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Dinamica ed insaziabile, sempre in ricerca. Solamente un puntino di fronte alla vastità del tutto, perdutamente innamorata delle infinite possibilità e delle contraddizioni in quest'assurda commedia dell'esistere.

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