Kamala Harris, al posto giusto al momento giusto

E se venisse a mancare il presidente degli USA? A succedere sarebbe il vice. Quello di Trump è Mike Pence, nel caso di Biden è Kamala Harris.

Cogito et Volo dedica alle elezioni presidenziali statunitensi uno speciale con approfondimenti sul sito e contenuti extra su Instagram e Facebook. Esploreremo le principali tematiche della campagna elettorale in corso, vi guideremo nella sfida tra Biden e Trump e commenteremo i risultati e le conseguenze, per l’America e per il mondo. Qui trovate tutti gli articoli già pubblicati.

Joe Biden è nato nel 1942.
Donald Trump è nato nel 1946.

I due candidati alla carica di presidente degli Stati Uniti d’America si distinguono per la loro veneranda età. L’attuale leader degli Stati Uniti è l’uomo che in assoluto è stato eletto all’età più avanzata. Mentre il candidato dei democratici, quattro anni più vecchio del repubblicano, in caso di elezione strapperebbe il record proprio al suo rivale.
Non è solo una sfida a chi porta avanti il programma migliore o la campagna elettorale più attuale, irriverente e rumorosa. Si tratta di una sfida a chi ne ha passate di più; banalmente è un campagna elettorale tra chi ha più rughe in viso.

Inevitabilmente è doveroso pensare che, a 74 anni Trump e a 78 Biden, tutto può accadere. La scelta di candidarsi alla Casa Bianca è sicuramente una scelta che viene ponderata non solo dai candidati e dai partiti ma da intere equipe elettorali. E certamente, per entrambi gli sfidanti, sarà stato fatto un ragionamento che guarda alla carta d’identità.

Cosa accadrebbe se dovesse venire a mancare il presidente degli Stati Uniti? La costituzione americana prevede che a succedere l’inquilino della Casa Bianca sia il suo vice. Nel caso di Trump è Mike Pence, nel caso di Biden è Kamala Harris.

Ma chi è Kamala Harris? Perché la sua figura ci stuzzica così tanto? La Harris ci piace perché mostra il semplice ragionamento fatto dal comitato elettorale democratico nell’eventualità in cui Biden dovesse, dati anagrafici alla mano, terminare in anticipo il proprio mandato. E non solo.

Kamala Harris nasce il 20 ottobre del 1964. Ha quindi ben 22 anni meno di Biden ed è attualmente senatrice della California. Si tratta di un avvocato di Oakland che, nella propria campagna elettorale ha mostrato al mondo idee su temi progressisti cari ai democratici come l’ambiente, i diritti civili e l’integrazione. Durante la propria carriera ha ricoperto il ruolo di procuratore capo di San Francisco, per poi diventare procuratore generale di tutto lo Stato della California.

Il duro scontro tra Biden e Harris durante il dibattito per le primarie del Partito democratico del giugno 2019

Nel 2019 si è candidata tra le fila dei democratici per ottenere la nomination del partito. E in vista delle primarie democratiche la Harris ha attaccato proprio Biden riguardo la questione razziale, non riuscendo però ad attirare i favori dei sondaggi. Nonostante ciò, Kamala si è guadagnata la stima del suo rivale e del suo entourage. Tutta bravura? Sarà pure così, ma andiamo ad analizzare la situazione da un punto di vista prettamente politico.

L’attualità statunitense ci racconta giornalmente come l’attenzione degli americani sia intorno alla questione razziale e, guarda caso, la Harris ha origini indiane ed afroamericane. Il successo di Obama in questo senso ha fatto scuola. Perché lasciare qualcosa di intentato?

Tra l’altro, a rendere ancora più multietnica la scelta, ci pensa il marito di Kamala, Douglas Emhoff, avvocato ebreo che ha messo in pausa il proprio lavoro per accompagnare la moglie durante la campagna elettorale. A differenza del marito, però, la Harris è cristiana.

Se proprio da questo punto di vista le dobbiamo trovare un difetto, diremmo che la Harris emerge come un personaggio troppo istituzionale. Il movimento Black Lives Matter la contesta poiché da magistrato non ha saputo fermare gli atti di violenza della polizia nei confronti della comunità afroamericana.

Le manifestazioni del movimento Black Lives Matter, foto tratta da Unsplash

Ma ancora una volta ad addolcire la pillola c’è una considerazione ulteriore e forse scontata sul profilo di Kamala. Si tratta di una donna. Qualora dovesse vincere, sarebbe la prima donna a sedere su quella poltrona. Eh no! La moglie di Frank Underwood non è nell’elenco!

Una donna. Non c’è riuscita la Clinton a fermare Trump, perché dovrebbe riuscirci lei? Forse a questo giro non c’è solo una donna, ma c’è qualcosa di più. E poi diciamocelo, la motivazione è enorme. La probabilità che la Harris possa succedere in itinere a Biden non è un dato trascurabile. E qualora dovesse essere brava a giocarsi le proprie carte, indipendentemente dalla salute di Biden, potrebbe pensare proprio di succedergli vincendo delle elezioni da candidata dei democratici.

Non sappiamo se sarà un grande vice e non sappiamo neanche se diventerà mai Presidente degli Stati Uniti, ma è una grande occasione. Kamala Harris è al posto giusto, al momento giusto.

Immagine di copertina tratta dal profilo Twitter di Kamala Harris.

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Sono uno studente di ingegneria. Amo la matematica, la lettura, la scrittura, l'attualità, lo sport e la politica. Sono un sognatore: sto coi piedi per terra, ma con gli occhi all'insù. La penna, per me, è solo uno dei modi che ho per migliorare il mondo.

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