La famiglia naturale non esiste

“Naturale” o “contro natura”: convinzioni errate investono il concetto di famiglia, l’antropologia ci fa da interprete della realtà.

“Ogni volta che si parla di famiglia naturale un antropologo muore”. Il sarcasmo di questa espressione porta in gioco l’antropologia in uno dei campi storici della disciplina: gli studi di parentela e relazionalità. Il problema che emerge è se sia legittimo o meno l’utilizzo del concetto di “famiglia naturale”, cosa si intende con esso. Ma soprattutto perché sia così sbagliato – o superato – che continuare a farne uso significhi rendere vani gli studi antropologici sulla parentela.

Cosa si intende per “familiare”

Abitualmente con il concetto di “familiare” si intende una persona rispetto alla quale è presente un legame di sangue o tramite matrimonio. Potrà essere determinato dal punto di vista biologico in base a una condivisione di geni o, dal punto di vista culturale, in base a una acquisizione di tale titolo. Un primo problema per una definizione di “famiglia naturale”: se intendessimo come “naturale” tutto ciò che per fattori biologici è spontaneo in natura, andremmo a escludere il matrimonio, per molti il nucleo della famiglia, essendo questo un legame costruito culturalmente. 

Altri rapporti di parentela tra cui i suoceri, i secondi padri o seconde madri, i figli adottivi, sono figure che non rispecchiano un legame biologico, eppure vengono normalmente considerate come naturali pur essendo “sociali”. Per non parlare di come lo sviluppo tecnologico ha reso possibile il concepimento anche alle coppie che “per natura” avrebbero dovuto essere sterili, dove la biologia sembrerebbe opporsi a una supposta spontaneità. Nessuno oserebbe insinuare che un caso di inseminazione artificiale possa andare a minare la legittimità di una famiglia così composta.

Testo cardine degli studi sulla parentela, l’opera di Claude Lévi-Strauss è una fonte di molti esempi etnografici.

La parentela come atto di solidarietà

Dove non esiste una relazione di parentela, la si crea. Allo stesso tempo, è possibile ignorare delle relazioni di consanguineità. Il fattore biologico c’è, esiste ed è innegabile, ma non ha più valore di quanto ne abbia il fattore sociale. Risulta maggiormente evidente affrontando il tema delle coppie omosessuali.

Spesso i legami di sangue sono da queste descritti come temporanei e incerti. Dopo il coming out, accade che ogni genere di rapporto interpersonale venga messo in discussione, alle volte reciso. All’opposto si possono instaurare nuove relazioni di famiglia scelta, tra amici o conoscenti, attribuendo rilevanza non alle connessioni genetiche ma alle attenzioni e all’impegno reciproci. È questo tipo di solidarietà che genera l’autenticità di un legame creato.

La parentela è un atto performativo di diffusa e duratura solidarietà, intesa come reciproco sostegno.

David Murray Schneider
Sia costruzione sociale sia procreazione, Marshall Sahlins si propone di risolvere il problema di cosa sia la parentela.

Le coppie “contro natura”

Un elemento critico nell’accettare coppie dello stesso sesso è il ruolo centrale che viene attribuito al sesso e alla procreazione nel definire una configurazione familiare, andando a condannare l’omosessualità come “contro natura”. Il fatto che la procreazione debba per forza avvenire all’interno del rapporto coniugale è legato solamente alla concezione occidentale della famiglia.

Claude Lévi-Strauss e altri studiosi hanno riportato esempi etnografici di come altre culture abbiano adottato soluzioni alternative per l’affettività e la procreazione. Questa può avvenire anche al di fuori del rapporto coniugale, ad esempio tramite l’adozione, e l’affettività non deve essere espressa solo tramite il sesso, tantomeno esclusivamente eterosessuale.

La parentela è una reciprocità dell’essere, persone che dipendono tra loro, le cui esistenze partecipano intrinsecamente l’una all’altra.

Marshall Sahlins

Vi è la presunta convinzione che, se intendessimo come naturale la tendenza a preservare la vita, la presenza di coppie omosessuali porterebbe la specie umana verso l’estinzione risultando, pertanto, “contro natura”. Inoltre, è ritenuto un atto di egoismo l’adozione di un figlio che non ha potuto scegliere se crescere o meno in una famiglia omosessuale.

Ma nessuno ha mai avuto la possibilità di scegliere in quale famiglia nascere, e non vi è alcun rischio di estinzione per una mancanza di nascite causata dall’esistenza di coppie omosessuali. D’altronde, se per assurdo ammettessimo questa seconda ipotesi, dovremmo vietare anche il celibato di qual si voglia fede religiosa, considerabile anch’esso “contro natura” data la mancanza del fine riproduttivo.

Un saggio di Francesco Remotti, pensato come una lettera indirizzata a Papa Benedetto XVI.

Biologia e cultura a confronto

La procreazione è un fatto biologico. La famiglia e la parentela sono modalità di stabilire legami tramite fattori di consanguineità, convivenza o altri. Lo stabilire chi fa parte di questi legami è un costrutto culturale. La famiglia intesa come coppia eterosessuale è solo una delle forme che può assumere e non vi è sottinteso alcunché di naturale o assoluto. Il fattore biologico può essere coinvolto nella definizione di parentela ma non è determinante né tantomeno esclusivo. Esistono infatti molteplici altri fattori che possono creare qualsiasi grado di parentela, con lo scopo di assegnare un individuo a un gruppo. 

Non c’è da stupirsi se le relazioni costruite simbolicamente finiscono per essere più forti di quelle biologiche, e se non siamo d’accordo è perché siamo profondamente influenzati dal condizionamento storico e culturale occidentale. “Quella società – secondo Francesco Remotti – che ammette un unico modello e fa di tutto per impedirne altri, in una sorta di imperialismo di famiglia”. Teniamo a mente che proprio i casi estremi sono quelli che devono indurci a una riflessione, per essere in grado di cogliere tutte le possibili sfumature della realtà.

I risultati di ricerca antropologica su gruppi domestici, relazioni di parentela e famiglie non forniscono alcun sostegno all’idea che la civiltà o l’ordine sociale dipendano dal matrimonio come istituzione esclusivamente eterosessuale, ma portano invece a concludere che una vasta gamma di tipi di famiglia possono contribuire a società stabili e umane.

American Anthropological Association

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Immagine di copertina: Madrid makes love di Pierpaolo Rovero

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Antropologo nipponista. Fotografo mancato. Docente a tempo perso. Affascinato da ogni forma di alterità, offro il mio piccolo contributo per portare lo “studio dell’uomo” sullo schermo di tutti.

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