Scuola: lottare per il futuro

Continua l’ondata di proteste, occupazioni e autogestioni negli istituti di tutta Italia. E in risposta, per il momento abbiamo presidi coi musi lunghi, denunce e muraglie innalzate con irrispettosa indifferenza. Ed è qui che già cadono le braccia.

Agli occhi degli altri

Noi studenti siamo sempre gli ultimi, in generale. Gli ultimi ad avere voce in capitolo, gli ultimi a sapere le cose, gli ultimi a poter dire la propria, gli ultimi ad essere considerati. Perché tanto siamo troppo giovani, non sappiamo niente di come va il mondo, siamo ingenui, immaturi, irresponsabili, la nostra esistenza è blanda, incline esclusivamente al divertimento. Scapigliata, no?

Voi grandi che tutto sapete, converrete con me che la maggior parte delle volte veniamo descritti e presentati nei telegiornali come i deficienti che pensano solo ad andare in disco, a bere e fare casino nelle piazze fino a tardi, che si drogano, che non hanno interessi, apolitici, la gioventù bruciata. Perché? Perché le cose belle non fanno notizia. Si parla dei ragazzi ma nessuno parla con i ragazzi.

La gioventù bruciata.

O meglio, che brucia e che vuole bruciare. La gioventù arrabbiata, triste, sconsolata e perché? Secondo Umberto Galimberti, per un futuro incerto.

Questa è la prima, forse seconda generazione che non vede chiaro nel futuro. Non dite ai vostri figli, ai vostri nipoti: “Ai miei tempi”. No, i nostri tempi erano fortunatissimi. Il futuro era lì ad aspettarci ma per loro non è così.

Umberto Galimberti

La colpa è solo nostra (?)

Veniamo o almeno dovremmo essere svezzati, cresciuti, accompagnati, educati, formati, ed instradati verso la vita dalla scuola. E noi studenti a questa scuola ci teniamo molto.

Pic by Florian Olivo on Unsplash

“Il COVID vi ha resi nulla facenti, non studiate, non vi impegnate, dovete farlo per voi. Con la DAD avete perso due anni di studio. Non perdete altro tempo con le occupazioni, non è il momento, non è il tempo.”

Genitore di uno studente del Liceo artistico di Porta Romana

Frasi di questo tipo rispecchiano l’unico genere di attenzioni che riceviamo.

Noi (come tutti) non abbiamo mica sofferto come cani. Non abbiamo mica perso e congelato le relazioni umane per un anno e mezzo. No? E il catapultarsi nella scuola di sempre dopo due anni di un tipo completamente diverso di apprendimento, non è nulla di che.

Sistema obsoleto

Ma quali sono questi famosi problemi? Che cosa contestate? Ogni pretesto è buono per saltare scuola. Ma che tipo di scuola? Che scuola è quella dell’anno scolastico 2021-2022?

È la scuola della burocrazia di cui studenti e docenti sono schiavi. Del devo-finire-il-programma, dei voti-voti-voti, solo voti. Siamo tacchini da riempire di nozioni su nozioni.

Chiediamo una revisione dei sistemi di valutazione e dell’insegnamento. Rivendichiamo una scuola veramente democratica.

Chiediamo chiarezza sulle modalità dello svolgimento dell’esame di maturità.

Chiediamoci il motivo della crescente percentuale di abbandono scolastico, chiediamoci il motivo dei sempre più diffusi e frequenti disturbi d’ansia dei giovani a scuola. Qui nessuno da la colpa alla scuola, se scavassimo a fondo emergerebbero sicuramente dinamiche personali particolari. Il COVID ha semplicemente messo in luce un sistema che fa acqua da tutte le parti.

Andare a scuola, imparare, meravigliarsi, crescere e migliorarsi, imparare a stare in una società, capire di far parte della società: la scuola dovrebbe essere un piacere, non un ulteriore elemento di disagio.

I docenti sono inevitabilmente educatori: non stiamo parlando di una scuola dittatoriale, il rapporto studente – docente non è assolutamente paragonabile a quello di cinquanta anni fa.

Ed educare, sembra così complesso ma se si pensa alla sua radice, suona quasi commovente. Deriva dal Latino educere e significa “tirare fuori”. Tirare fuori tutto il potenziale nascosto di un individuo, la famosa intelligenza (musicale, matematica, artistica, psicologica, ecc.) che lo studente non sa di avere.

All’unanimità, studenti di tutta Italia si oppongono al mancato investimento dei fondi pubblici nella scuola, nell’istruzione. L’Italia è il paese Europeo che meno ci spende e, con quel poco, investe sui banchi a rotelle: un geniale fallimento che ci ha resi ridicoli agli occhi di tutto il mondo.

Pic by Florian Olivo on Unsplash

Incertezza, rabbia, voce, frutti?

L’equilibrio è precario. L’aria fredda si riscaldata nelle piazze, per le strade e negli istituti di Roma, di Firenze, di Pisa, di Milano, di molte altre città italiane. È un sentimento nuovo, forte, che nasce e accomuna tutti gli studenti d’Italia. Più che le medesime lotte promosse e portate avanti, la rabbia per l’indifferenza. I presidi meravigliati del numero delle occupazioni in un anno, chiusi al confronto ma aperti alle denunce. Nessuno ci ascolta, nessuno rende noi – i protaginisti – partecipi della scuola, del sistema ristagnante dove stiamo, a fatica, crescendo.

E allora tutti insieme protestiamo, occupiamo, marciamo! Con le buone non abbiamo mai ottenuto niente.

Fare o non fare, non c’è provare.

E sicuramente la situazione non cambierà mai per noi, non vedremo i benefici di queste proteste continuamente represse dalle autorità, insabbiate dai media, dai giornali, dai telegiornali che non ne parlano, dal Governo che non si è mai espresso a riguardo. O meglio, se ne parla per calmare le acque ma di fondo mancano volontà e risorse finalizzate a un cambiamento a 360°.

Lottiamo almeno per le generazioni future, speriamo e preghiamo che qualcosa possa fruttare e che qualcuno di questo frutto, ne possa godere. Che la scuola formi persone con un pensiero critico, politico, umanistico, per un continuo miglioramento di sè stessi e, pensando in grande, della società.

Solo i giovani con la loro follia possono cambiare il mondo

Umberto Galimberti

Immagine di copertina di Hasan Almasi su Unsplash

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Pratese, illustratrice e aspirante tatuatrice. Frequento il Master di tatuaggio artistico all'Accademia di belle arti di Udine e comunque a cinquant'anni voglio diventare sindaco del mio paesino nella Maremma. Insaziabilmente curiosa di sapere, fare e conoscere, mi piace anche parlare. Multitasking insomma!

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